venerdì 19 febbraio 2016

TRATTAMENTI CON VR


-FOBIE SPECIFICHE (acrofobia, aracnofobia, aviofobia, claustrofobia e fobia di guidare);
-ANSIA SOCIALE;
-RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA IN SEGUITO A PATOLOGIE QUALI ALZHEIMER E ICTUS;
-SINDROME DA STRESS POST TRAUMATICO.

1)FOBIE (approfondimento nel post)

2)VR E ANSIA SOCIALE: il disturbo di ansia sociale (SAD) è caratterizzato da un’intensa paura di essere criticati, giudicati e rifiutati dagli altri. Gli individui che soffrono di questo disturbo, risultano essere sensibili in modo anormale a stimoli che recepiscono come una minaccia dal punto di vista sociale, a causa di un bias che li porta focalizzare la loro attenzione su tali stimoli. Tecniche per ridurre questo bias attentivo, sono state unite all’utilizzo di applicazioni per la realtà virtuale, con lo scopo di permettere ai pazienti di interagire con un ambiente simile a quello reale usando movimenti fisici reali e permettendo loro di sperimentare degli atteggiamenti di avvicinamento che sono molto difficili per queste persone. Sembra che si possano raggiungere dei buoni risultati attraverso questa metodologia, anche grazie al fatto che i pazienti sperimentano un buon senso di presenza, percepiscano divertimento e motivazione.

3)VR E ALZHEIMER: L’utilizzo della VR in questo capo, può consistere nel giocare a dei “serious games”, nel compiere azioni necessarie per migliorare specifiche funzioni cognitive o nello svolgere determinate attività che supportino il miglioramento di azioni della vita quotidiana (lavarsi, guidare, vestirsi, mangiare, cucinare, etc..). Si è recentemente dimostrato che l’uso di realtà virtuali basate su immagini familiari, possono stimolare il recupero delle informazioni concernenti la memoria autobiografica in soggetti anziani sani. Grazie a questi risultati, si può intuire come sarebbe possibile utilizzare questi tipi di sistemi di realtà virtuale per aiutare i pazienti affetti da Alzheimer nella riabilitazione della memoria.

4)VR E ICTUS: recenti prove scientifiche hanno mostrato come la realtà virtuale abbia la capacità di creare un ambiente motivante e interattivo, in cui l’intensità della pratica riabilitativa e i feedback dati ai pazienti, possano essere manipolati al fine di creare trattamenti personalizzati per il recupero delle abilità motorie. In particolare, sono risultati molto utili esercizi improntati al miglioramento della motilità, della forza e della velocità di movimento nei pazienti in fase cronica post ictus.

5)VR E PTSD:
"Il professore e psicologo Albert Rizzo, sostiene che i videogiochi possano aiutare nella cura dei disturbi post traumatici da stress, DPTS, patologia che si presenta spesso tra i soldati in missione che vivono esperienze shockanti.Dal 2005 Rizzo lavora a Virtual Iraq, una simulazione in grafica immersiva basata appunto sul videogame Full Spectrum Warrior in grado di restituire, nel comodo e sicuro studio del terapista, tutte le condizioni sensoriali che hanno scatenato il disturbo nel paziente. Piuttosto che limitarsi a usare l'immaginazione, questi ha la possibilità di immergersi concretamente, lentamente e per gradi, nell'esperienza orribile che ne ha segnato la psiche.Per restituire un'esperienza immersiva, Virtual Iraq utilizza il visore Z800 3DVisor (nella foto), attraverso il quale vengono trasmesse le immagini stereoscopiche e i suoni dello scenario in oggetto. Il paziente viene messo di fronte al suo orrore personale su una piattaforma vibrante, in grado ad esempio di restituire il movimento di un veicolo blindato o anche il colpo ricevuto dall'esplosione di una mina.Nel corso delle settimane di trattamento il terapista aggiunge nuovi elementi alla simulazione, che nel caso dei DPTS dei veterani dell'Iraq possono includere gli odori tipici del luogo, le chiamate del muezzin alla preghiera, un paesaggio desertico. Una volta che il soggetto è riuscito ad affrontare gli stadi precedenti si passa a una rappresentazione vivida dell'esperienza traumatica, con la finalità di desensibilizzare progressivamente il soggetto rispetto all'esperienza vissuta." Secondo quanto sostenuto da Rizzo, dei 18 soggetti finora passati attraverso il programma Virtual Iraq 14 non mostrano più i sintomi tipici da DPTS. Lo psichiatra è convinto che "la realtà virtuale non sostituirà un terapista reale", nondimeno potrà essere uno strumento efficace non solo per la cura ma anche per l'addestramento, e non solo dei soldati.
Di qui a 20 anni, dice il professore, le ossessioni, le ansietà e le fobie sociali verranno trattate "in un set virtuale che replica perfettamente il mondo reale" in cui esse fanno sentire la propria invincibile morsa sulla qualità della vita di chi ne è affetto."



Ecco un video rappresentativo di Virtual Iraq:




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